Quando sentiamo parlare di agenzie come il Garante della Privacy già ci viene la pelle d’oca. Nell’epoca della fine permanente effettiva del benchè minimo spiraglio di privacy, in cui siamo scrutati, auscultati, tracciati, registrati dalla mattina alla sera in ogni recondito pertugio della nostra smarrita intimità, l’esistenza di un Garante per la privacy fa tenerezza. Come istituire il garante del dress code in un campo di nudisti. Ma il Garante della privacy è comunque una garanzia, sapete. Non tanto perché garantisca in effetti la vostra privacy inesistente, ma perché garantisce la concreta possibilità che voi siate puniti per non esservi adeguati al delirante labirinto di scartoffie tra le quali devono fare surf gli ultimi piccoli imprenditori e liberi professionisti italiani di cui si occuperà a breve Piero Angela nei suoi documentari sulla quella specie – detta classe media – in irrimediabile via di estinzione. Ma tocchiamo ferro e facciamo finta che il Garante suddetto sia un servizio di utilità sociale. La domanda successiva diventa: cosa fa un garante della privacy? Voglio dire, di cosa si occupa?
Per esempio, di carte di identità e di bambini. Il Garante, infatti, ha censurato la riforma di Salvini che ha restaurato le voci ‘mamma’ e ‘papà’ nella carta di identità al posto dei decisamente più aggiornati ‘genitore uno’ e ‘genitore due’. Il Garante ha giustificato la misura con l’esigenza di tutelare la verità e di impedire a un cittadino di dire le bugie. Adesso ho capito. Il Garante per la Privacy è anche Garante della Verità. Che culo per noi cittadini lazzaroni propensi a violare con disinvolta improntitudine l’ottavo comandamento di Mosè. Ma ci voleva proprio, se non altro a tutela di quei milioni di bambini che non sono nati mica da una mamma e da un papà. Anzi, che i bambini nascano da una mamma e da un papà dev’essere proprio una fake news messa in giro da qualche psicotico complottista, lo stesso che voleva farci credere che essi sbucassero dai cavoli o fossero portati in dono dalle cicogne.
Ad ogni buon conto, altre contromisure sono in cantiere. Il Garante vieterà di inserire, nei documenti di riconoscimento, l’altezza per evitare a un cittadino di mentire sui propri centimetri di scarto. E toglierà anche lo spazio destinato al colore dei capelli per preservare dall’onta di una menzogna postuma coloro che poi, per sbaglio, si faranno la tinta dal parrucchiere o verranno colpiti – hai visto mai – da una calvizie incipiente. Adesso, però, mano al calendario. Il Garante piazzerà il 19 marzo la festa del genitore uno e la prima domenica di maggio la festa del genitore due. Così, giusto per non violare la privacy di genere delle nostre mamme e dei nostri papà. Poi, ovviamente, ci sentiremo tutti un po’ più scemi. Anche questo è garantito.
Francesco Carraro
www.francescocarro.com
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