Questa è una storia mistery: un post lungo come un feuilleton dell’Ottocento, in sei puntate; quindi, per capire la trama, bisogna leggerle tutte. L’obbiettivo è ambizioso, ergo chiediamo venia fin d’ora agli esperti per tutti gli errori, le approssimazioni e le omissioni tipiche di ogni sintesi divulgativa. Vogliamo scendere nella tana dell’orco per guardare più da vicino il mostro, cioè lo spread, e capire se fa davvero così paura e se possiamo infilzarlo, in qualche modo, come fece quell’arcangelo col diavolo. Lo spread è il differenziale del rendimento tra i titoli di debito pubblico decennali italiani detti BTP e i loro omologhi tedeschi detti BUND. BTP significa Buono Poliennale del Tesoro. Proviamo a seguire la storia di un BTP che chiameremo, per comodità, BTP BuonTemPone. È un titolo di stato a lunga scadenza con un valore nominale multiplo di mille e, in genere, rende interessi fissi netti annui. Voi lo acquistate e, dopo dieci anni, lo Stato vi restituirà il suo valore nominale. Inoltre, nel corso del decennio, vi pagherà degli interessi annuali sotto forma di cedole, a cadenza semestrale. Ad esempio, per un titolo di diecimila euro, con interesse fisso dell’uno per cento, lo Stato vi stacca ogni anno una cedola di euro cento. Il ‘rendimento’ del BTP BuonTemPone è dato, quindi, da: cedola+prezzo di acquisto. Dipende, quindi, anche dal prezzo che avete pagato.
Se avete pagato novemila un BTP di valore nominale diecimila, alla fine avrete un doppio guadagno: mille euro – la differenza tra il prezzo di acquisto e il valore nominale di restituzione – più le cedole degli interessi annuali. Ora, quando sale lo spread significa che aumentano gli interessi pagati dallo stato su quel titolo? Assolutamente no. Una volta che il BTP BuonTemPone è stato emesso e collocato con un’asta – e inizia a passare di mano in mano nei cosiddetti ‘mercati secondari’ – il suo tasso di interesse (la cedola) non cambia più fino alla scadenza del decennio. Da questo punto di vista, il BuonTemPone è un investimento ‘fedele’. E allora, cosa diavolo misura lo spread? Misura non già la differenza tra il tasso di interesse di quel titolo e il tasso di interesse del BUND tedesco, ma la differenza tra il ‘rendimento’ del primo e il ‘rendimento’ del secondo.
Mi sa che dobbiamo capire come fa il ‘rendimento’ a cambiare, se vogliamo prendere il toro (cioè lo spread) per le corna. E per capirlo dobbiamo fare un altro passaggio. Una volta che è emesso a un tasso dell’uno per cento, il nostro BuonTemPone inizia a gironzolare, come uno studente curioso, per i mercati mondiali. Da questo punto di vista, è infedele, il lazzarone. E così, chi ce l’ha in tasca (oggi, per lo più, investitori stranieri, fondi speculativi e banche) lo vende. Ma a che prezzo? Supponiamo che il titolo del valore di diecimila euro, con tasso all’uno per cento, sia stato comprato giusto giusto al suo prezzo nominale (di diecimila euro) dalla Banca Squalo S.p.a. E supponiamo che – dopo un po’ – la Banca Squalo decida di venderlo al Fondo Avvoltoio. Lo venderà a diecimila euro? Dipende. Anche no. Nel frattempo le cose cambiano, come i maglioni, i governi pretendono di governare, i politici presumono di ragionare (raramente lo fanno davvero). E così, il BTP BuonTemPone perderà di valore, ma aumenterà di rendimento. La spiegazione nella prossima puntata.
Francesco Carraro
www.francescocarraro.com
1 Commento
Flavio
7 Ottobre 2018 a 20:58Sicuramente efficace
Semplicemente comprensibile….sono molto curioso di leggere tutto…. ciao