Il Comune di Milano ha reso nota, tramite gli assessorati competenti, la sua volontà di procedere all’iscrizione anagrafica della genitorialità di due madri sul bambino di una di esse. L’iniziativa fa seguito ad altre analoghe fioccate in varie parti d’Italia. Però, quella di Milano colpisce di più, non foss’altro perché Milano si è sempre vantata – e oggi vieppiù se ne vanta – di essere la capitale civile e morale d’Italia, una sorta di avanguardia nazionale della coscienza illuminata del Paese. Bene, se così è, allora stiano attenti i milanesi perché la notizia di cui sopra non è di quelle di cui andar fieri. Non risponde, a parer nostro, a una conquista di civiltà, ma semmai a un regresso sul piano inclinato dell’abdicazione ai principi non negoziabili del diritto naturale. Il diritto naturale è un concetto con cui familiarizza chiunque si approssimi allo studio delle scienze giuridiche. I giusnaturalisti del Settecento ne fecero una bandiera e, con fortune alterne, esso è sempre stato esibito come un fiore all’occhiello da chiunque si batta per valori assai impegnativi come la giustizia e la legalità. Il diritto naturale è un presupposto metafisico, per così dire, del diritto positivo. Se quest’ultimo consiste nell’insieme delle norme elaborate da una società per autodisciplinarsi, il primo è il faro ideale a cui quelle norme dovrebbero ispirarsi per non essere tacciate di arbitrio. Pensate all’incipit della dichiarazione di indipendenza americana del 1776: “Noi riteniamo che le seguenti verità siano di per se stesse evidenti; che tutti gli uomini sono stati creati uguali” eccetera eccetera. “Di per se stesse evidenti” significa che i padri fondatori non le hanno inventate, quelle verità, le hanno trovate già pronte, addirittura preesistenti alla coscienza civica dei legislatori delegati a metterle nero su bianco. Gli uomini non vengono dichiarati uguali per decreto, ma ‘riconosciuti’ tali perché la loro stessa natura lo impone. E continuano a esserlo – uguali – anche se una legge lo nega. La libertà è un prerequisito ‘naturale’ dell’umanità in quanto tale. Allo stesso modo, la genitorialità eterosessuale è un prerequisito biologico della vita neonatale. Se muoviamo da queste premesse, tutte le proposte legislative, e tutte le iniziative amministrative, dirette a consentire alle coppie omosessuali di accedere alla potestà genitoria debbono considerarsi adottate in violazione patente del diritto naturale di ogni bambino del mondo ad avere un papà e una mamma. Non un papà e un papà. Non una mamma e una mamma: una mamma e un papà. Questo, tra tutti i diritti naturali, è il più naturale di tutti i diritti. È vano mettere in campo disquisizioni sofistiche sulla necessità di gratificare le aspettative di terzi soggetti (coppie di maschi e coppie di femmine) ‘naturalmente’ inidonei alla procreazione. Quelle aspettative non possono essere legalmente soddisfatte perché precedute – sotto il profilo biologico, e quindi ‘giuridicamente’ naturale, appunto – dal diritto intangibile di ogni nascituro di venire al mondo come natura comanda.
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