Tanti anni fa, nel 1961, Umberto Eco tentò una fenomenologia di Mike Bongiorno. Eco, all’epoca, iniziava la carriera accademica che lo condusse a specializzarsi in semiotica, la disciplina che studia i segni attraverso i quali la società e i suoi componenti comunicano; con l’obbiettivo di decifrarne il senso sottostante, a volte appena percettibile o addirittura invisibile. Eco scelse Mike Bongiorno perché il noto presentatore era assai rappresentativo di un certo modo di essere, lo specchietto di tornasole – per così dire – di un sistema di valori, di una filosofia di vita, di un approccio al mondo idoneo a fungere da esempio: era esemplare della mediocrità massificata dell’homo televisivus. Prendevi Mike, ne facevi la fenomenologia ed era come vivisezionare una buona parte dei suoi connazionali. Oggi, la stessa operazione potrebbe essere fatta con Beppe Grillo e i grillini. Pigli l’ultima dichiarazione del capo, la vivisezioni, ne fai la fenomenologia e ci ricavi la cartina di tornasole dei grillini italiani, anzi di ciò che i grillini ‘eletti’ pensano dei loro potenziali elettori. Ecco l’ultima sparata del comico genovese: “Ho proposto un referendum per la zona euro. Voglio che il popolo italiano si esprima. Il popolo è d’accordo? C’è un piano B? Bisogna uscire o no dall’Europa?”. Grillo è il leader assoluto di un movimento che prima voleva il referendum e uscire dall’euro, poi ha proposto l’iscrizione dei 5 Stelle all’Alde (il più europeista dei gruppi parlamentari europei), poi ha passato la campagna elettorale a rassicurare i mercati e le piazze finanziarie sulla vocazione europeista dei 5 Stelle e sulla irrevocabilità della scelta europea. Adesso – toccata con mano l’indisponibilità di chiunque a fare un governo coi suoi e annusata l’irresistibile ascesa di Salvini (antieuropeista della prima e anche dell’ultima ora) nonché fiutata l’opportunità di nuove elezioni – Grillo si ripropone nelle vesti dell’euroscettico. Fate la fenomenologia di Beppe Grillo, anzi della considerazione che egli sembra avere degli elettori italiani, e capirete, per una sorta di correlazione prodigiosamente esatta, quello che – degli italiani – pensa la media dei vertici di quel partito. A noi viene in mente una parola: babbei. Ci credono dei babbei, non c’è altra spiegazione. Pensano che siamo davvero così imbecilli da prestare fede a giri di valzer come questo: “A me gli occhi, rilassati! Mi vedi? Non mi vedi? Guarda di qua, sono europeista! Guarda di là, sono antieuropeista! Torna a fissarmi negli occhi, sono europeista! Oplà, antieuropeista, fai una giravolta, falla un’altra volta, che io sia europeista o antieuropeista, resto il movimento più fico della lista!”. Proprio come nei suoi spettacoli, Grillo ci irretisce, ci incanta, ma soprattutto sembra ci consideri alla stregua di babbei: la penisola dei babbei. È vero? Non è vero? Il trend del Movimento sembra dargli ragione. O forse ha ragione solo a metà e dobbiamo svegliarci: abitiamo in una penisola, ma non siamo dei babbei. Magari è ora di cominciare a dimostrarlo.
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