La vicenda di De Benedetti e della soffiata che Renzi gli fece sull’imminente decreto banche popolari, una soffiata da 500.000 euro in due secondi netti, è paradigmatica. ‘Paradigmatica’: aggettivo qualificativo femminile dal significato apparentemente oscuro, ma in realtà chiarissimo: “che serve di paradigma, cioè di esempio, di modello; che ha valore esemplare”. Abbiamo un premier di sinistra che rivela, in anticipo, un’informazione riservata, a un notissimo editore di sinistra. Anche Matteo Renzi è paradigmatico, se ci pensate: è l’esempio del governante riformista oggi tanto esaltato dai media della sinistra moderata europea. E pure De Benedetti è paradigmatico: è il modello adamantino dell’editore illuminato, di sinistra riformista, coccolato dai giornali di sinistra che tanto amano i leader di sinistra riformista come Emmanuel Macron. Quando ci troviamo di fronte a un paradigma, cioè a un format, a un modello, dobbiamo chiederci: di quale valore è modello, quel modello? Da quale fonte matrice è ispirato? In ultima analisi, insomma, se risaliamo a ritroso la scala etica da cui quel paradigma promana, cosa ci troviamo? Queste domande dovrebbero porsele soprattutto gli elettori della sinistra riformista, moderata, europeista. Quindi parlo di quasi il quaranta per cento della popolazione adulta italiana. Ebbene, la risposta è semplice: il valore che ispira comportamenti come quelli della vicenda in questione è, stringi stringi, uno solo e si chiama “privilegio” (nel senso etimologico di “disposizione che riguarda una persona singola” ovvero, per estensione semantica, poche persone private). Il privilegio è la cifra di tutto il mondo della sinistra odierna, da quella che si ispira alla democrazia a quella che si ispira alla libertà e all’uguaglianza. Si tratta di un valore antitetico a quelli che dovrebbero guidare le mosse e i passi di un premier di sinistra e di un editore illuminato di sinistra? Esatto. La sinistra post moderna, sia essa di derivazione marxista o socialista, massimalista o riformista, si è trasformata non solo nella parte politica perpetuatrice dei privilegi, ma addirittura nel braccio armato delle classi sociali che oggi su quei privilegi prosperano. La vocazione elettiva di questa nuova sinistra è duplice: da un lato consolidare i privilegi esistenti e implementarli, dall’altro catalizzare i voti di una massa beota, emotiva e ‘romantica’ e impiegarli perversamente (in senso, cioè, opposto alla tradizione e ai confusi desideri degli utili idioti da cui quei voti provengono). Ciò vale per i piccoli comportamenti tutto sommato innocui (come lo stramiliardario che aggiunge cinquecentomila franchi alla propria collezione di denari, quella di uno per il quale “cinque milioni non sono nulla”) quanto per le politiche strategiche del lavoro, dell’industria, dei giovani, degli anziani. Ergo, chi vota i liberi, gli uguali e i democratici fa, in verità, la corsa per i padroni, per i privilegiati, per gli oligarchi. E anche questo fatto è paradigmatico. È l’esempio di come e di quanto siano stati irrimediabilmente inquinati i pozzi della coscienza civica collettiva.
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