Capita alle volte di imbattersi in personaggi un po’ fuori dal tempo, ‘stonati’ (in senso buono) rispetto al contesto, come un quadro astratto inserito in una cornice classica. Siccome oggi è divenuto giusto un classico il leit motiv secondo cui ‘non abbiamo tempo’, ‘ci hanno rubato il tempo, ‘se solo avessimo più tempo’, quando incontri l’uomo controtendenza resti, sulle prime, basito. Lui è oppresso, come tutti noi – robottini compulsivi e mediatizzati di questo mondo a banda larga – da una miriade di stimoli ladri e infingardi. Eppure ci passa attraverso – un vero super eroe coi veri super poteri –, galleggia sul casino, sospinto dal vento favorevole della sua placida inerzia. Fa tutto quello che deve fare, adempie i suoi impegni, rispetta gli obblighi sociali, ma poi vive, eccome se vive. E te ne accorgi dall’energia che irradia, dal sorriso che non lo abbandona, dall’abilità acquisita di vedere il male, ma di fare il bene. Vale a dire, di rendersi conto delle sconsolanti brutture del mondo, ma di non scoraggiarsi praticando un ottimismo personale autentico, non frutto di trucchi tarocchi da corso aziendale. E allora come fa? Gliel’ho chiesto e mi ha sintetizzato la sua filosofia in tre parole: dominando il Tempo. A suo modo di vedere, tutto si riduce al Tempo e al suo dominio; al modo in cui lo si usa senza farsene usare. Alla mia domanda di essere più preciso e concreto, egli si è rivelato generosamente prodigo di consigli e io qualche appunto l’ho preso. Consiglio numero uno: praticare la disconnessione sistematica e consapevole dalla rete telefonica e digitale, ogni qual volta è possibile. Lui si regala, quotidianamente, dei momenti di ‘stacco’ durante i quali diventa irraggiungibile, irrintracciabile, da chiunque. Questa semplice pratica all’inizio gli suscitava sensi di colpa, poi è divenuta una sorta di droga ‘buona’, di pratica sciamanica, quando si è reso conto che la ‘disconnessione’ dal gomitolo avvolgente della reperibilità H24 non è un peccato di cui pentirsi, ma la condizione originaria – basica, per così dire – dell’uomo prima della caduta: il non essere sempre raggiungibile. E quindi lo fa; con discrezione, a intermittenza, senza esagerare (sennò la Matrice s’incazza), egli scompare dai radar e fluttua attraverso gli interstizi dello spazio-tempo: un’invisibile, ma serena, comparsa nel teatro dei pazzi, un ninja zen nell’arena della competitività. Consiglio numero due: applicarsi con certosino puntiglio a tutti i compiti sgraditi della giornata, svolgerli come se fossero – ciascuno – una questione di vita e di morte, focalizzare la propria attenzione concentrata sul momento presente, per quanto pesante. La scelta – apparentemente assurda – di amare ciò che fa quando non può fare ciò che ama, gli consente due guadagni immediati: egli disbriga a regola d’arte (nei limiti delle sue capacità, ma mai sotto le sue capacità), ogni incombenza e non è tormentato dalle paranoie malinconiche e depressive dei pensieri importuni. Infatti, se si situa ‘nel presente’, il futuro e il passato perdono ogni potere su di lui. Ultimo consiglio: regalare meno istanti possibili alle distrazioni inutili della Matrice; odiare il cosiddetto ‘entertainment’, gli show, i ‘passatempi’, i giochini cretini con cui Mangiafuoco vorrebbe mangiarci la vita. Dimenticavo: ha una lista di obbiettivi e una grande passione.
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