Nel censimento di Londra del 2021 saranno distribuiti questionari che non prevedono né l’obbligo né tantomeno la possibilità di specificare la propria identità di genere. Niente più maschi e femmine, insomma. Le motivazioni della misura sono due: una stupida e l’altra idiota. Quella stupida fa riferimento al rischio che possano offendersi i soggetti non in grado di riconoscersi in un sesso ben preciso, quindi tutte le vie di mezzo pendolari da una metà del cielo all’altra o con l’uzzolo di fare i bagagli per trasferirsi ‘altrove’. Quella idiota è che esisterebbe ormai un popolo di ‘confusi’ sempre più numeroso e fluttuante attraverso stati di sé non definibili. A costoro, una scelta secca tipo le tradizionali caselline F e M da barrare con una X rischierebbe di far venire un dubbio amletico (nella patria di Shakespeare!) tale da inficiare l’esito del censimento. Ora, i quesiti da porsi sono i seguenti. Questa deriva delirante ha una ragion d’essere ‘razionale’, strumentale a un disegno tutt’altro che delirante? E poi: esiste un nesso tra tale deriva e altre iniziative di ‘genere’ volte, ad esempio, a imporre la dittatura delle quote rosa in ogni ambito del vivere, da quello politico a quello sociale e delle professioni? La risposta è affermativa in entrambi i casi. Tutte le iniziative e le mode fiorite attorno alla malapianta della ‘gender theory’ costituiscono il braccio armato – sul versante dell’identità sessuale – della globalizzazione economica, dei costumi e delle coscienze. La distruzione del ‘senso’ di un sesso ‘distinto’ va poi di pari passo con quella dello sradicamento territoriale, dell’imbastardimento linguistico, della guerra non dichiarata, ma ormai di lungo corso, contro il folklore, le tradizioni, il localismo. Obbiettivo: la creazione di un Uomo Nuovo totalmente spersonalizzato, privo di radici, svuotato di valori e di ogni classico ancoraggio indispensabile per la costruzione di un sé autonomo, cosciente, indipendente; cioè, in definitiva, libero. L’Uomo Massa che si profila all’orizzonte ha da essere un consumatore seriale di prodotti e merci privato persino della mera possibilità di pensarsi come ‘diverso’ da ogni altra pedina della scacchiera. Ci illudono di offrirci più opportunità liberandoci dal vincolo ‘naturale’ (contrabbandato come un limite inaccettabile) del pene e della vagina, ma in realtà si preparano a trasformarci in manichini unisex molto più vulnerabili ai condizionamenti e molto più manovrabili dai fili della Matrice. Quanto alla fesseria delle quote rosa, e di altre scemenze consimili, esse rappresentano un ‘coadiuvante alla funzione’ con il quale si adescano soggetti di cultura medio-alta all’amo di ideali apparentemente e illuministicamente non revocabili in dubbio (qualcuno è forse contro l’uguaglianza? No; e allora cos’hai contro le quote rosa?). In questa trappola dialettica cascano soprattutto i ceti intellettuali (avvocati in primis, parlo per esperienza diretta). Costoro non si rendono conto che imporre una quota con la scusa della tutela del ‘genere’ è solo un passo intermedio verso un futuro in cui il senso della propria identità sessuale dovrà essere vissuto come una colpa da scontare o come un dettaglio da tacere: Londra 2021.
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