Nella sconcertante pronuncia della Corte d’Appello di Trento che ha ‘sdoganato’ papà uno e papà due regalando una bella famiglia omo a un bambino preso in affitto da qualche parte del mondo c’è molto più di quanto non si è detto. La sentenza in questione è ‘completamente peccaminosa’, avrebbe detto Fichte. Forse perché figlia di una civiltà altrettanto ‘peccaminosa’. Non ci viene in mente nessun altro aggettivo – se non quello reso celebre dal grande filosofo idealista tedesco – per qualificare l’una e l’altra. È un attributo denso di retaggi e di morale cristiana, quindi demodé. Eppure, altri non ve ne sono per qualificare il senso ‘insensato’ dei nostri tempi. La decisione dei magistrati trentini assesta il colpo di maglio definitivo, forse letale, al concetto di famiglia naturale basata non tanto sul matrimonio quanto, appunto, sulla natura: sul concetto pre-culturale, pre-religioso, pre-ideologico secondo cui i bambini nascono, per insondabile disposizione naturale, dall’accoppiamento tra un maschio e una femmina. Ma ci hanno privati anche di questo. L’era lo esige. A ben pensarci, negli ultimi anni, soprattutto le nuove generazioni sono state sistematicamente private di una serie di altre certezze stabili: quelle di cui si nutre una sana ed orientata capacità di stare al mondo. Ed è paradossale, sol che pensiamo a come la ‘stabilità’ – delle istituzioni e dei mercati, mica della persona – sia uno dei totem cui si genuflettono, con bovina ottusità, gli odierni regnanti. I cittadini dell’Evo Competitivo sono stati privati del lavoro, divenuto l’eccezione alla regola del precariato; sono stati privati della sicurezza del lavoro con la rottamazione delle garanzie giuridiche ostacolanti i licenziamenti ad minchiam; sono stati privati del futuro attraverso lo smantellamento della ragionevole probabilità di accedere a una qualche forma di pensione in un’età non cadaverica; sono stati privati dei benefici della stanzialità, tramite la promozione spinta dello sradicamento geografico, della delocalizzazione permanente, della disponibilità alla trasferta continua-e-ossessiva (le famose generazioni Erasmus elettrizzate dall’Orgasmus dell’essere sempre altrove); sono stati privati di un orizzonte trascendente attraverso l’auto-demolizione controllata della religione di famiglia: il cristianesimo, le cui radici furono meticolosamente espunte dalla bozza di costituzione europea poi abortita. Ma ciascuna di queste privazioni è ancora insufficiente per la matrice e per il suo progetto lungimirante di edificazione dei ‘desolati deserti’ di cui parlava proprio Fichte. Con l’avvento delle famiglie omo, la privazione toccherà persino i bambini non ancora nati: privati del diritto di avere una mamma e un papà, la cosa più logica e ‘familiare’ e naturale del mondo, e consegnati a una loro oscena, caricaturale contraffazione. Alla faccia del dibattito sulle unioni civili, dello stralcio della step-child adoption e della sbandierata garanzia che la ‘civile’ riforma non avrebbe toccato i bebè. Mentivano. La matrice è menzognera di natura e marcia dritta per la sua strada di compiuta disumanizzazione dell’essere, di peccaminosità universale. E vuole anche i bambini.
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