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QUESTIONE DI SPELLING

FEELIMNGRestiamo su Alesina che c’è ancora da imparare. Quanto alla Cina – sostiene Alesina – se non crescesse del 7-8% l’anno grazie alla globalizzazione saremmo invasi dai cinesi. Ah, davvero? E quando non cresceva come una locomotiva, nei decenni scorsi, per quale ragione in giro di cinesi non se ne vedevano? Perché in Cina c’era la dittatura – pirla! – mi ammonirebbe uno studente del professore. È vero, che stupidi che siamo. Prima c’era la Repubblica popolare comunista cinese. Ora c’è la Repubblica globale capitalista cinese. Ancora una volta ha ragione l’Alberto. Staremo mica diventando comunisti? Ma attenzione, che ora arrivano i fuochi d’artificio: ‘a proposito di movimenti di capitali, altri pensano alla globalizzazione come mercati finanziari fuori controllo’. Pazzesco professore. Ma davvero? C’è chi la pensa così? E dove sono questi zuzzurelloni ignari di come la speculazione finanziaria sia una piaga in via d’estinzione nel mondo globalizzato? Ma se ci provassimo a farla, questa obiezione sarcastica, ci beccheremmo subito una rampogna con spiegazione a piè di pagina. Eccola: ‘Mercati finanziari interconnessi facilitano i flussi di capitali dai risparmiatori agli investitori in qualunque punto del mondo essi siano’. In qualunque punto, capite? Persino In Italia. Dove milioni di persone, negli ultimi diciassette anni nell’eurozona – una delle roccaforti dell’economia globalizzata e anti-protezionistica – hanno appunto beneficiato di flussi di capitali. Un flusso ininterrotto di capitali, fiumi davvero, di nettare e miele come quelli dell’Eden, sono usciti dalle tasche dei lavoratori risparmiatori e finiti in quelle degli speculatori investitori. Da un’indagine recente, risulta che il 73% degli italiani si considera impoverito dall’ingresso nell’euro. Deve trattarsi di analfabeti non scolarizzati dal q.i. poco fluido i quali non conoscono la teoria dei flussi di Alesina e non capiscono che i loro quattrini hanno fluito da un’altra parte grazie ai mercati finanziari interconnessi che facilitano i flussi di capitali ‘in qualsiasi punto’. Forse è proprio questo il punto: ovunque ti trovi, la globalizzazione ti frega. Senza scampo. Poi, a un tratto, l’articolo di Alesina vira verso la trascendenza, anzi la fantascienza. Non possiamo più commentarlo, fidatevi. Vi lasciamo alle immagini e a una musica di sottofondo (facciamo l’Inno alla Gioia), intanto che scorrono le sue ultime illuminate parole e voi – fluiti in uno stato di trance meditativa – rammentate il monolite nero del film di Kubrick sull’Odissea nello spazio o le livree di cangiante energia delle astronavi dell’impero all’altezza della luna di Endor. Pronti? Via: ‘Però il mercato unico europeo dagli anni ottanta in poi ha favorito la crescita  in Europa… Il mercato unico è stato un successo…’. E poi, sublime, la stilettata ammazzasette, col pennino intinto nel curaro della dottrina non confutabile: ‘Sarebbe utile che chi critica la globalizzazione ci spiegasse cosa vuole esattamente. Solo Donald Trump ce lo ha spiegato chiaramente: gli interessi americani davanti a tutto’. Ehi, prof, glielo diciamo noi cosa vogliamo. E le facciamo pure lo spelling: gli-in-te-res-si-ita-lia-ni-e-la-so-vra-ni-tà-na-zio-na-le-da-van-ti-a-tut-to.

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