In una notte insonne e tormentata – in processione dal tinello alla cucina, ad occhi sbarrati, – il ministro Lorenzin ha capito come mettere una pezza sullo sfregio razzista del fertility day: ‘io faccio il ministro, non il comunicatore’ ha proclamato alla mattina. Uhm. Può seriamente dirlo un membro del governo Renzi (cioè della vivente rappresentazione del motto: io non fo’ il presidente del consiglio dei ministri, fo’ il comunicatore)? In Padania direbbero: peso el tacòn del sbrego. E allora come gli è venuto in mente alla ministra? Sveliamo l’arcano. Una volta partorita la frase geniale – nella notte di tregenda di cui sopra – la nostra non ha più dormito, per colpa di un altro tarlo malandrino nel cervello. Una domanda socratica gli trapanava le certezze renziane: ‘perché azz ho organizzato il fertility day?’ si è chiesta. Mentre nella casa filtravano le prime luci dell’alba, ella ha chiamato il capo (tutto preso a scrivere il quesito referendario con l’aiuto di Gambadilegno e Diabolik) e gli ha chiesto: ‘capo, perché dobbiamo fare il fertility day? C’è un problema di sottopopolazione nel mondo?’. L’altro, seccato per l’interruzione, gli ha risposto che è tutto il contrario, che siamo in sette miliardi e briscola e molti dei suoi amici altolocati – cresciuti a pane e Malthus – stanno meditando su metodi soft per invertire il trend lievitante dei pancioni. La ministra ha posato la cornetta con un senso di angoscia. Il boss ha sempre ragione. E lei non riusciva ancora a spiegarsi quella campagna pro fertilità. Poi, un nuovo insight: i politici del nuovo millennio non devono chiedersi perché fanno le cose, ma fare bene le cose che altri gli dicono di fare. Estasiata dalla botta di genio, la ministra ha richiamato il Sommo il quale ne ha promosso all’istante l’intuizione e le ha garantito un posto da spin doctor pur di non farsi frantumare i cosiddetti. La Lorenzin non ha fatto a tempo a riagganciare che l’ha chiamata il suo capo della comunicazione, inviperita per il licenziamento. Beatrix ha incassato la sfuriata adombrandosi solo quando la sua ex guru le ha rinfacciato: ‘Ministro della salute de che? Non hai una laurea in medicina e manco un diploma da infermiera!’. Quando si dice avere la risposta pronta; la ministra ha sillabato, gelida: io faccio il ministro della salute, non il dottore. Poi, stai-serena-beatrice è tornata serena a dormire.
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