Di che necessita un regime, per reggersi senza troppi scossoni? Di una dose da cavallo di enterteinment (partite, reality, novele, quizzoni, salotti) con cui ipnotizzare (e irregimentare) i cittadini? Certo. Ma poi? Tutto ciò garantisce il presente, mica l’avvenire. Mentre la matrice, intanto che asseconda la nostra insensibilità intellettuale, etica, emotiva, intanto che ci dondola con la nenia del carosello, pensa al futuro. E il futuro sono i giovani. Quindi, il sonno degli adulti di oggi è vano se non si sposa con l’appisolamento delle generazioni di domani. Ma non dobbiamo preoccuparci. Lo stato di avanzamento lavori è eccellente. La matrice guarda oltre e, come ogni organizzazione di vaglio, ha una vision e una mission travalicanti i decenni. In proposito, i risultati del nono rapporto sul monitoraggio dei diritti dell’infanzia ci rincuora: gli adolescenti italiani sono lanciati, dritti come una palla di cannone, verso un lungo, lungo letargo neurovegetativo. A quanto pare, essi fanno uso regolare di alcool e sostanze psicoattive, condividono le proprie performance sessuali sui social, giocano abitualmente d’azzardo e trascorrono davanti al totem catodico molte più ore di quante non ne passino a farsi domande intelligenti. Proviamo ad analizzare nel dettaglio ciascuna delle succitate abitudini, senza farci fuorviare dal senso di colpa. Quale minimo comun denominatore le lega? Sistematicamente, e senza eccezioni, la coltivazione di ciò che Socrate (ben prima di Savonarola o Padre Pio) avrebbe definito alla stregua di vizio. Vizio inteso come abdicazione alla più preziosa delle facoltà umane: quella ragione su cui si regge buona parte della tradizione del pensiero occidentale. Insomma, il culto greco del kalòs kai agatòs, del bello e virtuoso, del bello perché virtuoso, del virtuoso perché sensatamente padrone di sé (compos sui, dicevano i latini), e in grado di pilotare la propria vita in conformità a una bussola spirituale di valori alti, a una meridiana morale di credenze forti, e in difformità, se del caso, dal conformismo materialista, corruttore e nichilista dei cattivi maestri. Ma è roba da vecchi, suvvia, un anchilosato retaggio di quando vestivamo alla marinara. Oggi, va via come il pane tutto ciò che dà dipendenza animale al consumo: dalla droga al gioco d’azzardo, dall’alcool all’imbonitrice tv. Stiamo coltivando una gioventù sagomata sul bisogno di mind control della matrice. Anzi, compiutamente incistata nella stessa matrix e nelle sue spire tecnologiche (e chimiche): un giovane su quattro passa un quarto della giornata davanti al pc, sei su dieci si sono fatti di qualche roba negli ultimi trenta giorni. Il vero pus (infiammazione purulenta), socialmente e politicamente parlando, non ce l’abbiamo dietro alle spalle, ma proprio davanti agli occhi. E i nostri giovani rischiano di esserne i portatori insani.
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