Il Renzi, quando davanti agli iscritti della Confcommercio fischiante rivendica orgoglioso gli ottanta euro in busta paga e li definisce, con burbanza, una misura di giustizia sociale, ci spiega senza avvedersene il motivo per cui siamo nella melma fino al collo: perché il capo è intimamente convinto di incarnare una specie di Robin Hood inviato dalle stelle. Non sta bluffando, ci crede proprio. Ed è la sua incrollabile fede a farci ragionevolmente temere che uno così i mercati mondiali e le istituzioni comunitarie (che dei mercati sono, a giorni alterni, scendiletto o strapuntino) continueranno a mangiarselo a colazione coi corn flakes e le brioches. Nell’ordine: Renzi è davvero persuaso che uno dei compiti di un governo statale sia quello di aumentare lo stipendio ai dipendenti privati (con ciò smentendo la stessa pubblicistica ultraliberista cui il medesimo si ispira); Renzi è davvero persuaso che gli ottanta euro in busta paga siano una regalia del re Bomba ai sudditi lavoratori, che gli saranno perciò eternamente grati; e ciò nonostante sappia che quell’aumento corrisposto in prossimità delle elezioni (come le scarpe promesse da Achille Lauro buonanima si suoi supporters) non è a gratis, ma deriva da una riduzione del cosiddetto cuneo fiscale cioè da uno sfalcio corrispondente di tasse e contributi destinato a tradursi in future pensioni più basse per tutti gli attuali apparenti beneficati; e benché gli sia noto che quegli ottanta euro saranno restituiti da un ottavo (dicesi un ottavo) della platea di beneficiari e che la restituzione avverrà in un’unica soluzione pena una mitragliata di cartelle di Equitalia; d’altro canto, Renzi davvero ignora che un paese normale, sovrano di se stesso, titolare della propria cassa, padrone della propria zecca, non avrebbe bisogno di manipolare le buste paga dei lavoratori per fingere di promuovere politiche progressiste. Potrebbe farle davvero, quelle politiche, impegnandosi in una spesa pubblica espansiva preclusa agli stati schiavi dei trattati europei. Ma forse non c’è poi da sorprendersi così tanto. Renzi è persino davvero persuaso di essere un leader di sinistra, di guidare un partito democratico e di pilotare l’Italia verso un futuro strafico tipo le stratopiche app della Apple (azienda icona che, nel suo pantheon immaginifico, corrisponde alla Mela sapienziale dell’Eden). Dietro questo fenomeno non va neppure sospettata una regia occulta. Le battute del suo copione non le recita semplicemente, le vive e le crede. In altri termini, alla fatidica domanda posta al pirla della compagnia nelle gite scolastiche liceali degli anni ottanta (ci sei o ci fai?), il sior Matteo risponderebbe: io ci è.
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