Nel quartier generale del Nuovo Centro Destra stanno ancora festeggiando. Tavoli a ferro di cavallo con le tovaglie a losanghe, come usava nelle feste popolari di antica tradizione democristiana, pasticcini guarniti di crema nei vassoi, voulevant ripieni di ricotta, torte della nonna di quando c’erano ancora le famiglie naturali e le nonne sposavano i nonni che poi facevano i padri che sposavano le madri che poi facevano i nipoti e le nipoti che, cresciuti, sposavano altre nipoti (i nipoti) e altri nipoti (le nipoti) incrociandosi come Dio comanda. Su tutti giganteggia la figura dello statista perché gli statisti giganteggiano sempre in qualche modo e da qualche parte. Per giganteggiare meglio, Angelino detto Alfano ha zompato su un tavolo dopo averlo sgombrato dalle caraffe semivuote di prosecco e da quelle semipiene di rabosello e impugna il microfono. Intanto che partono le slide, proprio come quelle del Renzi che è un guru della comunicazione e quindi va imitato pur essendo un leader di centrosinistra (che solo occasionalmente, incidentalmente, tangenzialmente è alleato con il centrodestra), Alfano detto Angelino piglia il microfono e arringa le masse, insomma le folle, insomma i quattro o cinque parenti invitati alla festa. L’inizio è da brividi: “Grazie all’intervento decisivo dell’Ennecidi, la legge sulle unioni civili non permette le adozioni di bambini da parte di coppie non eterosessuali. Questa è la prova provata che il nostro partito non scende a compromessi. Stop alla child adoption abbiamo detto, e stop alla child adoption è stato. Ve lo avevamo garantito e noi manteniamo le promesse già dai tempi in cui attaccavo i manifesti sul milione di nuovi posti di lavoro che poi io e il Renzi abbiamo mantenuto”. Il fiume carsico di una retorica a lungo trattenuta fluisce, incantatorio, dall’ugola sicula del nostro e i presenti un poco applaudono e un poco si commuovono per come l’ultimo scudo crociato rimasto ha fatto scudo sulle unioni civili. “Stop child adoption” ripete Angelino e indica uno striscione enorme campeggiante sui coriandoli della festa. A un tratto, un improvvido fan accende per sbaglio la radio e il gierre parlamento da due notizie di fila: i giudici della sezione minorenni della Corte d’Appello di Torino hanno accolto le richieste di due donne, diversamente spose, di adottare i figli dell’altra partner. Angelino detto Alfano va su tutte le furie: “Ma come, nella legge era espressamente escluso”. “Mi consenta, sire” abbozza un militante: “nella legge, il Renzi ci ha messo la clausola di salvaguardia: fermo quanto previsto e consentito in materia di adozione dalle norme vigenti”. “E le norme vigenti consentono?” gli chiede, livido di angoscia, l’Alfano. “Consentono, consentono…” risponde l’elettore all’eletto, sgranocchiando un salatino. “Ma avevamo detto mille e mille volte e scritto mille e mille volte su tutti i giornali stop child adoption, stop child adoption, stop child adption. Guardate lo striscione!” urla, invasato, Angelino, con un diavolino per capello. “Veramente tutti dicevano e scrivevano step child adoption, capo. Step, non stop”. L’ombra lunga del presentimento di essere stato gabbato si allunga sull’Alfano attapirato: “Step? Steeeep? Non stooop?”. “Proprio così, leader, step child adoption”. Alfine, Alfano si accascia, affranto, aggrappato al manico della caraffa del prosecco: “Minchia, avevo capito male”.
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