Una volta a scuola c’erano i maestri di sostegno che cercavano di integrare i bambini con difficoltà di apprendimento o deficit attentivi sussidiandoli nel loro sforzo in modo da non renderlo un’esperienza isolata, ma condivisa con i compagni di banco. I tempi cambiano. Ora il Ministero della Pubblica Istruzione ha diramato una circolare che adombra la futura creazione di classi differenziali, cioè di piccoli clan, all’interno degli istituti, che raduneranno gli studenti più dotati, quelli in predicato di tramutarsi da crisalidi in farfalle, cioè da semplici bambini o ragazzi in eccellenze dotate di un avvenire soleggiato e di molta, molta produttività. L’ideona scaturisce dai risultati di un test detto Pisa (programma per la valutazione internazionale degli studenti) secondo il quale, in Italia, le eccellenze sono la metà della media dei 65 paesi esaminati che vanno dagli USA al Giappone, dalla Finlandia a Hong Kong. L’aspetto più interessante della faccenda non è l’obiettivo propagandato di favorire la crescita dei cervelli sopraffini facendoli oggetto di una cura peculiare come si farebbe con le begonie più belle del giardino. Se ci limitassimo alla superficie della vicenda rischieremmo di non coglierne il succo o, meglio, come direbbe un fine giurista, la ratio. Dopotutto, coltivare le risorse migliori potrebbe anche essere l’effetto, condivisibile o meno, di un redivivo interesse per la formazione spirituale in senso lato (a voler utilizzare un termine desueto) dei giovani. Ci sarebbe quasi da sorprendersi per una mossa in controtendenza rispetto allo tsunami economicistico, finanziocentrico, ipercompetitivo che si è abbattuto sulla nostra civiltà negli ultimi decenni radendone al suolo le residue vestigia di intelligenza classica e di amore gratuito per il sapere. Ma non è così. Circolari come questa non sono animate da un platonico e antistorico slancio preoccupato del benessere interiore e della crescita umana e morale degli allievi. Anzi, tutto il contrario. Rileggetevi il test del Pisa e la filosofia che ne emerge in controluce. Le eccellenze servono alla macchina della produzione e sono destinate a esservi inglobate come ingranaggi di ultima generazione buoni a sbloccare un motore grippato. In questo senso, creare sottoclassi di eccellenze nelle scuole pubbliche è una strepitosa involontaria riedizione delle compartimentazioni classiste criticate da Marx. Solo che i nuovi Rousseau vanno per le spicce. Non aspettano neppure che i giovani diventino adulti per intrupparli in una classe sociale e per fargliene prendere o (più facilmente, come accade oggi) perdere coscienza. La separazione tra le classi comincia nelle classi. La sottile differenza rispetto al passato è che i giovani vincitori, le preminenze scremate grazie al Pisa, non saranno i padroni di ieri, ma gli schiavi di domani.
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