Quando il ministro Boschi se ne esce con una frase sui poteri forti, lamentando che gli stessi congiurerebbero contro le sorti del governo Renzi, i poteri forti si fanno una risata, stappano uno spumantino e brindano al futuro con moderato, ma giulivo ottimismo. La garanzia di lunga vita per i loro interessi sono proprio governi come questi e ministri come la Boschi. Non perché essi siano schiavi dei poteri forti, ma proprio perché credono di non esserlo. Se tu, potere forte, hai bisogno di un lacchè per fare i tuoi interessi, in quel sacrario della democrazia popolare che dovrebbe essere un parlamento e in quel gabinetto di sintesi dei voleri del popolo sovrano che dovrebbe essere un Consiglio dei Ministri, rischi. Prima o poi quel lacchè verrà pizzicato e farà i nomi dei suoi mandanti, di coloro che hanno unto le ruote giuste per far girare in senso orario (cioè nella direzione del Progresso) il treno della storia. Quindi, politici coscientemente asserviti alle lobbies dietro le quinte sono sempre un azzardo per chi ambisce a pascolare le greggi senza far intravedere il manico del proprio bastone. Invece, l’idealtipo weberiano del politico moderno (atto a soddisfare sommamente le voglie dei poteri forti) è proprio quello che cade dal pero quando gli domandano se, per caso, egli non sia, alla Von Clausewitz, la prosecuzione della prepotenza del potere forte con altri mezzi. Tale genere di politico è più puro di Alice nel Paese delle Triglie quando propugna un programma di governo che sistematicamente favorisce banche, assicurazioni, petrolieri e oligopoli della grande finanza e del grandissimo capitale. Egli vi si presta perché è posseduto dallo spirito del tempo, come la bambina dell’esorcista dal suo demone sumero. In questo senso, non vi è dubbio che la Boschi, la Guidi e tutti gli altri Avengers del governo Renzi (Renzi incluso) siano in perfetta buona fede. Una frase della Mariaele è rivelatrice: “Noi abbiamo una linea chiara: sbloccare il Paese, toglierlo dalle sabbie mobili della burocrazia”. Dove il termine chiave non è linea, ma una. Hanno una sola linea (perché non ne conoscono altre): estirpare i paletti alla crescita e quindi, in ultima analisi, i ritorni a mille zeri di chi la asseconda. Tutto il resto son dettagli. Non si tratta di politici asserviti e corrotti. Di quelli, prima o poi, te ne liberi. Si tratta di politici in (una) linea con i loro tempi, figli di una dolorosa storia di desertificazione intellettuale e culturale, venuti su a colpi di crescita, di pil e di deficit, col mito, dolosamente inculcatogli da chi ne avrebbe beneficiato, del credito al consumo. Nella cassetta degli attrezzi dei ministri di un tempo c’erano la dottrina sociale della Chiesa o magari il Capitale di Marx o concetti obsoleti come patria e comunità o leggendari mentori come Keynes. Insomma, tutta roba grossa, densa e, soprattutto, buona, nel bene e nel male, a suggerire strategie di governo dell’economia, di primazia del dato politico su quello economico. I leaders di oggi, invece, sono polluzioni involontarie di un’era senescente, innocenti e incolpevoli, convinti di seguire l’unica strada possibile, quella di rimuovere la jeep impantanata del Paese dalla melma della burocrazia e dalle croste del conservatorismo. In definitiva, il problema con la Boschi, quando essa lamenta l’ostilità dei poteri forti, è che ne è davvero persuasa. Non mente. Si crede una testa d’uovo mentre è l’inveramento dell’utopia di ogni manovratore occulto: farsi portare in carrozza dai rappresentanti di chi ne pagherà le conseguenze. A loro insaputa.
Nessun Commento