Blog

MASSE CRITICHE

TOTEMLa storia dei nostri padri era spaccata in due metà antitetiche in cui la linea di faglia si giocava sul piano geografico e politico: di qua il mondo libero, capitalistico, occidentale, di là il mondo chiuso, comunista, sovietico. Oggi, nonostante, in apparenza, sia il fattore economico a contraddistinguere l’era post guerra fredda, in realtà dobbiamo ricorrere a categorie spirituali per decodificarne il senso. Quando diciamo che l’Evo Competitivo attuale è un’epoca supremamente religiosa, dobbiamo anche aggiungere che è l’epoca più religiosa della storia, in cui si scontrano due fondamentalismi: quello islamico, foriero di una forma di religiosità dichiarata, per così dire, e quello delle borse e dei mercati, latore di una religiosità subliminale, sempre per così dire. Il secondo fondamentalismo è più subdolo perché meno visibile, ma è anch’esso intimamente religioso. Anzi, esso è la sintesi di due sensibilità religiose alternative, se non polari. Una è quella di matrice cristiana, con dio unico e trascendente, poi evolutasi nella versione cattolica della provvidenza manzoniana o in quella protestante dell’etica del capitalismo di Max Weber. L’altra è quella di matrice greca, proliferante di dei immanenti e partecipi dei casini terreni, di cui troviamo traccia nei titoli delle teogonie perdute, in Omero, in Esiodo, ma anche nelle tragedie di Eschilo, Sofocle, Euripide e nelle correnti della poesia monodica e corale di Saffo, Alceo e Pindaro. La prima delle due visioni consiste nella credenza diffusa e inscalfibile (granitica come una vera fede) che le crisi economiche avvengono non per qualche colpa specifica di attori ben individuati, ma per l’imponderabile fluttuazione della domanda e dell’offerta sui mercati mondiali. In questo contesto, l’atteggiamento suggerito da chi fa opinione al comune cittadino (al fedele) è quello, in primo luogo, di non farsi domande sulle reali cause delle cose perché una logica, quantomeno divina, c’è. È esattamente la spiegazione ammannita dai preti di Sacra Romana Chiesa agli uomini, dinanzi alla sventura: le disgrazie della vita non sono comprensibili, ma devi fartene una ragione, portare la tua croce e convincerti che Dio sa ciò che è bene per te (versione cattolica, quindi). L’altro invito al fedele (versione luterana) è di chiedersi non cosa c’è che non va nel mondo, ma cosa c’è che non va in lui: la colpa dei rovesci finanziari è dell’uomo che non si impegna, che non fa i compiti per casa. Se tu ti dai da fare, pancia a terra, l’avvenire si metterà al bello e inizierai a cogliere i segni della benevolenza divina nella tua vita rinnovata dalle riforme strutturali. Veniamo ora alla seconda delle due visioni, diciamo da Magna Grecia, che è politeista, non monoteista. La divinità si manifesta in una pluralità di presenze antropomorfe (le quali provano emozioni e partoriscono decisioni) di genere femminile (le Borse) o maschile (i Mercati), connotate da una ulteriore straordinaria affinità con gli dei venerati dagli antichi. Esse, o essi, infatti, non si traducono in una entità insondabile e imperscrutabile dietro il velo della materia e del tempo, ma giocano attivamente un ruolo capriccioso nelle vicende umane. In una parola, interferiscono (di continuo) con la biografia dei singoli e dei popoli. Così, se a Zeus gli scappa un fulmine, incenerisce chi gli sta sui santissimi, se ai Mercati gli sfugge lo spread, casca un governo. Gli uomini postmoderni sono letteralmente imbevuti di questo impasto inestricabile di sensi di colpa e timor di dio nei confronti di un ignoto Altrove. Essi costituiscono, a loro insaputa (nell’epoca asseritamente più laica e secolarizzata di sempre), il più straordinario esempio storico di massa religiosamente sottomessa, al pari della massa mussulmana contro cui si apprestano a muover guerra.

Potrebbe Interessarti Anche

Nessun Commento

    Lascia un commento

    Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.