Come dicevano gli antichi, la fortuna aiuta gli audaci. Come diceva Arrigo Sacchi, per vincere ci vuole och, pazienza e bus de cul, che, più o meno, significa la stessa cosa. Renzi e i suoi, il governo più forte di ogni tempo, sono baciati dalla grazia proprio perché audaci e pazienti. Per dirne una, l’altro giorno, durante il consiglio, la riunione è finita a tarallucci e vino, con taluni ministri a ballare sui tavoli e a darci di brutto col Prosecco e le ministre scatenate e discinte in danze latinoamericane. Per dire il vero, la seduta era cominciata male, con l’annuncio mesto del Presidente dell’Inps Tito Boeri che ci è andato giù piatto con numeri angosciosi. L’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale ha 11,2 miliardi di disavanzo economico stimato per l’esercizio in corso e un patrimonio ridotto a 1,78 miliardi che andrà sotto zero nel 2017. Al Renzi già gli prudevano le nocche delle mani perché non sopporta quando qualcuno fa il gufo e si concentra sul bicchiere tutto vuoto anziché su quello finto pieno. Ha cominciato a sverniciare duro i suoi più stretti collaboratori perché cercassero, tra le pieghe dei documenti di quel piagnone di Boeri, un qualche decimale sottovalutato, un rialzo imprevisto di percentuali, un’impennatina smilza di qualche grafico a caso che poi lui avrebbe saputo valorizzare da par suo con le solite slide in conferenza stampa. Niente da fare. L’Inps è in rosso e non c’è guru della comunicazione che tenga. Anche gli spin doctor, messi alla frusta, alla fine si sono arresi, stremati. Nessun sacro testo di Think Positive forniva una ristrutturazione adeguata, sufficiente insomma perché almeno gli elettori del PD, notoriamente e bonariamente ben disposti alle bufale, potessero bersela. Alla fine, quando ormai un plumbeo nuvolone pessimista stagnava sopra il tavolo del Consiglio dei Ministri più veloce del West, mentre il premier cercava invano di esorcizzarlo a colpi di sorrisi, la lingua inceppata in un ossessivo ritornello (l’Italia riparte) con Padoan a tentare di dissuaderlo (qua non riparte un cazzo), ecco materializzarsi il famoso fattore C. Gli occhiali a specchio dell’allenatore del Milan degli Olandesi si sono palesati a due metri da terra, una presenza fantasmatica e vibrante sulla soglia, a comporre il fatidico motto: och, pazienza e bus del cul. Un fattorino ha fatto il suo ingresso, trafelato, con gli ultimi dati Istat sul tasso di mortalità in Italia del 2015. Renzi ha letto sottovoce, la faccia gioconda allargata pian piano in un sorriso giottesco, e ha declamato alla fine, senza più pudori: “Nel 2015 i morti sono stati 653 mila, 54 mila in più dell’anno precedente (+9,1%). Il tasso di mortalità è il più alto tra quelli misurati dal secondo dopoguerra in poi. L’aumento di mortalità risulta concentrato nelle classi di età molto anziane (75-95 anni)”. Quindi, ha guardato negli occhi, uno a uno, i suoi partners di governo, soprattutto quelli più cauti e meno reattivi, è ha detto: “Brutti bischeri, che vi dicevo, quando l’Italia fa le riforme, l’Italia riparte e non ce n’è più nessuno. E te tu se’ grullo Boeri se insisti a fa’ il Leopardi, maremma maiala”. Padoan ha chiosato: “Li mortacci tua, l’Italia riparte davero!”. Ed è partita la festa.
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