Lucia Annunziata non ha dubbi. Sull’Huffington Post scrive, papale papale: “Non ci illudiamo più, gli attacchi di Parigi hanno chiuso un’epoca per l’Europa, quella della politica degli struzzi. Non si tornerà indietro. Questa è la terza guerra mondiale”. Dopo la scaramantica toccatina che ci tocca ormai praticare ogni due per tre, non vi vien da esclamare? E dagliela! Ancora? Di nuovo? Ma che vi è preso? Abbiamo l’intera classe intellettuale in preda a una febbrile frenesia dell’ugola. Strillano continuamente che questa è la terza guerra mondiale. Non c’è giornalone che non lo rammenti, non c’è Solone che non lo certifichi. Persino il papa più mite e francescano della storia è sicuro: questa è la terza guerra mondiale. Della serie, teniamo la mente fredda che la guerra fredda non basta più. Ma perché? Perché questo delirium tremens da tossici in astinenza? Insomma, d’accordo, c’è stato un evento terribile, è innegabile l’esistenza di un movimento di natura non politica, ma religiosa che semina le bombe in giro per il globo. Epperò, è altrettanto vero che abbiamo convissuto con il terrorismo per quindici anni almeno, con stragi di cui l’Italia porta ancora le cicatrici, abbiamo conosciuto le vere guerre mondiali, quella del Quindici-Diciotto e quella contro la follia hitleriana. E allora donde nasce questa sorta di sindrome collettiva di self-fulfulling prophecy, di profezie destinate ad auto avverarsi? Qualsiasi bambino normodotato non munito di licenza media ti direbbe il contrario: “ci sono stati degli attacchi terroristici, ma non c’è nessuna guerra mondiale in corso, è evidente, se le parole hanno ancora un senso, non mi serve aver studiato Aristotele per capirlo”. Posto questo, perché allora i media ci trattano come bambocci deficienti? Perché lo fa il papa? Che bisogno c’è di annegare tutti in questa oceanica e malmostosa Fossa delle Marianne del melodramma? Una volta definita Terza Guerra Mondiale una sequela di eventi che non lo è in alcun modo e sotto nessun profilo (né logico, né politico, né giuridico, né linguistico, né economico) cosa ce ne viene in tasca? Perché qualcosa in tasca a qualcuno ne viene sempre, statene certi. Tra noi padovani usa dire che gnanca el can move a coa par gnente: neppure il cane muove la coda per niente. Non abbiamo ancora trovato una risposta, ma ci stiamo lavorando. Per ora accontentiamoci di constatare che la stupidità del nemico è un arma a nostro favore. Gli attentatori del Bataclan, prima dell’irruzione, hanno buttato il cellulare nell’antistante cestino dei rifiuti con dentro, bello evidente, l’ultimo sms indirizzato al loro complice. Ecco l’indizio che ha consentito di sgominarli. L’Isis sta già cambiando il menù della colazione agli aspiranti bombaroli: pane e volpe per tutti.
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