Contrordine, forse ci siamo sbagliati. La gioventù nazionale non è così stupida, precaria e rassegnata come la dipingono. E, forse, sui pochi scranni rimasti in parlamento dopo l’incendio costituzionale doloso delle truppe renziste, fra dieci anni vedremo seduti dei cittadini coscienti e dotati di senso civico e capacità critica. Usti! Com’è possibile? È davvero strano. C’è forse una mutazione antropologica in atto. Le nuove generazioni sono già ora più informate, più consapevoli, più intelligenti di quelle (da farsi cascare le braccia) che dicono di rappresentare la maggioranza del Paese. Dicci di che diavolo parli, urla qualcuno! Va bene, perdonate lo sfogo. Sono in corso decine di manifestazioni in tutta Italia, con migliaia di studenti che, insieme a qualche retorica stronzata (perdonabile, data l’età), declinano ragionamenti sensatissimi, eppure straordinari per quanto capovolti rispetto alla sbobba dei reggenti renzisti. Tipo: “piena gratuità dell’istruzione”, oppure: “Vogliamo potere, nelle nostre scuole, nelle nostre università, nei territori e sulle nostre vite”. Da piangere per la commozione. Esistono persone, in Italia, che credono ancora nel potere alla base. E sono pure giovani! Tutto ciò in un circo Barnum dove i grandi non si sono accorti che il loro preteso potere politico, confrontato a quello dei Sancta Sanctorum francofortesi e di Bruxelles, ha la stessa valenza (anche estetica) di uno spruzzo di guano sul cranio di una statua. E, nonostante tutto ciò, questi figli di buona donna (l’Italia attuale) hanno l’improntitudine di protestare e di sconfessare, con sberleffi giamburraschi e futuristi, la gioventù di plastica e regime di Renzi e dei suoi fratelli. Dài che c’è speranza. Piccoli neuroni crescono.
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