Non so se avete presente quel meraviglioso film di M. Night Shyamalan, The village, che parla di una comunità di adulti, disgustati dal mondo e preoccupati per l’avvenire dei loro figli, che si autorecludono all’interno di una sorta di riserva: un ampio appezzamento di terra circondato da una selva intricata e spaventosa. I volontari edificano un villaggio di legno senza alcuna comodità tecnologica e totalmente privo delle meraviglie digitali ed elettroniche del progresso. Tutto questo per garantire ai pupi una vita serena e protetta, lontana dai tormenti della civiltà. Per impedire ai rampolli di farsi venire strane idee li terrorizzano con la storia di un mostro che abiterebbe la boscaglia e dal quale ci si può difendere in un modo solo: rimanendo dove si è. La staticità stanziale e bucolica di un eden è l’unico rimedio contro la fame brutale della belva. Poi, un bel giorno, il coraggio sfrontato spinge una ragazzina della tribù dentro il bosco del mistero. Cammina cammina, la temeraria arriva a un muro di cinta, lo scavalca e scopre il mondo vero. Il mostro era solo ‘mentale’, impersonato dai vecchi del villaggio per tenere alla larga i fanciulli dallo shock della realtà e dalle lusinghe della libertà. Ecco, il default della Grecia è quel mostro e lo temono, in effetti, molto di più la troika e i mercati che non i greci stessi. I padroni lo hanno in uggia perché il fallimento di quel paese coinciderebbe con il suo rinascimento nazionale, politico, sociale, culturale, di dignità popolare e civile. E gli altri stati ‘bambini’ dell’asilo psichiatrico europeo potrebbero prendere l’esempio se scoprissero che sotto le spoglie del mostro non c’è quasi niente. Solo libertà.
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