Non c’è niente da fare, l’Europa ce lo chiede e Matteo Renzi, governatore di un paese coloniale (colonizzato), ha rassicurato il viceré di Sua Maestà Imperiale, Pierre Moscovici, detto anche Ecc.mo, Ill.mo, Preg.mo, Vener.mo Super Ultra Iper Commissario Ue agli affari economici: ‘la riforma sulle banche popolari sarà sul tuo tavolo entro questa settimana, capo’. Quindi, nonostante le proteste di qualche sparuta opposizione, l’ennesima riforma dell’idolatrato ‘cambiamento’ sarà infilata in un decreto sprint. Le poche banche ancora leggermente ‘popolari’ dovranno adeguarsi: niente più voti ‘per testa’ che permettevano di contarsi e di ‘contare’ ai soci-dipendenti più vicini al territorio e più (realmente) interessati al ben-essere della banca di paese. Voti per quota, invece, che spazzeranno via la marmaglia e consentiranno ai magnati di grana grossa di dettare legge, alle banchette di periferia di diventare bocconcini appetibili per la Borsa e ai ‘Mercati’ di gongolare per questo decisivo slancio alla competitività. L’aspetto interessante della faccenda è che il Governo ha deciso di conferire una-facoltà-una alla nostra banca nazionale, finita in naftalina con l’avvento del Regno della BCE. Via Nazionale, anche in deroga a norme di legge, potrà vietare agli azionisti il recesso. In altre parole, siccome temono che i piccoli topini, fiutato il temporale, scappino, gli negano una facoltà elementare prevista da qualsiasi codice ‘civile’ di qualunque paese del mondo ‘libero’. Ovviamente, in attesa che i gatti arrivano a papparsi tutto il formaggio. Mitici i politici italiani, liberisti a targhe alterne: dirigisti e statalisti con la plebe, concorrenziali e competitivi col patriziato.
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