Marco Pannella ha detto che spera di diventare cittadino vaticano e che i radicali amano molto il papa e credono anche in lui. Tutti dicono che Renzi è un premier di sinistra che fa impazzire d’amore gli elettori di destra e Berlusconi non ha mai fatto mistero di sentirsene irresistibilmente attratto per una di quelle alchimie insondabili e mistiche che Goethe definiva affinità elettive. Ora, c’è un movimento più ‘radicalmente’ lontano dai principi e dai valori cristiani del partito di Pannella? No. C’è mai stato un premier più palesemente distante dalle rivendicazioni e dai tic della sinistra classica di Matteo Renzi? No. Affascinante questo poderoso e inarrestabile processo in atto per cui gli opposti tendono a convergere e le differenze a liquefarsi. Andiamo dritti sparati verso la sparizione di ciò che separa. Non più e non solo globalizzazione dei luoghi, ma anche e soprattutto mondializzazione delle coscienze e dei costumi. Dalla coatta coesione topografica a quella biografica e dei pensieri. Ci avviciniamo sempre di più l’uno all’altro perdendo le nostre specifiche e fastidiose peculiarità e sovrapponendo convinzioni, valori e obiettivi fino a farne un unicum. Del resto, è l’era delle fusioni, delle partnership, degli agglomerati. Una marmellata indistinta di uniformità ci pressa, stretti stretti, nello stesso vaso. Non ci saranno più nemici nè avversari e neppure idee per cui battersi o stili di vita da cui scansarci. Una mono idea monolitica e monopolistica che si tradurrà in un linguaggio sempre più povero e scarno. Forse, presto, avremo anche una sola religione e un solo dio dinanzi al quale genuflettere i ginocchi, un solo sesso con qualche irrilevante ‘differenza’ destinata a sbiadire, un solo partito titolare di una sola strategia. Eppure, forse, non ci siamo mai sentiti così soli.
Nessun Commento